lunedì 22 ottobre 2007

Pillole di esperienza


  • Le persone si conoscono veramente da come agiscono, non da quello che dicono. Il linguaggio spesso diventa uno strumento bugiardo, soprattutto nelle bocche di persone abili a utilizzarlo, mentre il comportamento rimane lì, non può essere manipolato, se non a parole, pertanto si torna nuovamente nell'ambito verbale e si perde la connotazione di comportamento

Ci si fa belli, generosi, altruisti, appassionati, riverenti, a parole. Quando serve la bellezza però tiriamo giù la maschera e ci mostriamo per quello che siamo: dei mostri.


Quando uno ha bisogno d'aiuto la generosità svnanisce e viene fuori l'interesse personale.


L'appassionamento diviene menefreghismo, se scrostiamo la carta da parati, mentre la riverenza spesso nasconde invidia e gelosia.


Ecco se c'è una cosa che insegna l'esperienza, è di giudicare una persona non per quello che dice, ma per quello che fa.


Molti personaggi illustri che ho conosciuto non erano avvezzi alla parola, ma non si tiravano mai indietro davanti al lavoro, erano presenti nei momenti in cui ho avuto bisogno, capaci di dare senza aspettare che chiedessi, con una marcia in più quando tutto sembra andare storto.


Adesso, alla soglia dei trent'anni, non so più cosa farmene di persone che parlano e basta.

giovedì 11 ottobre 2007

Esserci o non esserci...questo è il dilemma!



Nella sceneggiatura o nel lavoro letterario in generale, è necessario avere un distacco dal materiale tale da permettere alla storia un andamento chiaro e preventivamente direzionato; tuttavia non così distaccato da comporre un discorso asettico.
E' per questo che, sebbene si usi dire che i tipi di intreccio possibili siano limitati, vi sono delle storie che toccano alte vette di perfezione, in qualsiasi tempo e in diversi stili. E' il dosaggio della presenza dell'anima di chi scrive la chiave del successo, quando chi scrive abbia un'anima profonda ovviamente, o dell'insuccesso dell'opera.
Si può scrivere di tutto o su tutto, ma se facciamo fuoriuscire troppo di noi, diventiamo dei predicatori, o rendiamo il lettore come il nostro psicanalista. Al contrario se non tiriamo fuori nulla dal labirinto della nostra anima, delle nostre esperienze, dalle nostre domande irrisolte, scrivendo solo "tecnicamente" giusto, la storia non avrà il sapore delle spezie, e si avrà la percezione di assistere a qualcosa di già visto, udito o letto, la solita minestra scondita.
La tecnica di sicuro è importante, ma non ha in sè tutte le risposte che i nostri personaggi devono sviluppare durante la loro evoluzione. Gli scrittori tecnici sono come dei violinisti che durante i concerti fanno ascoltare al pubblico come si esercitano eseguendo le scale!
Gli scrittori eccentrici invece non ci vogliono lasciare spazio per l'immedesimazione, dato che ogni personaggio non è nient'altro che lo scrittore stesso!

mercoledì 10 ottobre 2007

Italia sì Italia no...la terra dei cachi

In questi giorni, seguendo le vicende politiche, mi sono accorto che si comincia a sottolineare il distacco degli italiani nei confronti della politica e la disillusione nei confronti di chi li governa e li amministra.
Parlare di un problema così complesso è difficile, e penso che ognuno di noi si sia fatto un'idea di quale possa essere il problema principale del nostro paese.
Beppe Grillo sicuramente sta facendo gran bene a infiammare gli animi della gente che ormai si è rassegnata (bruttissimo termine) a subire, fino a quando non ce la farà più, e poi....
Beh io voglio essere un po' impopolare: secondo me abbiamo i politici che ci meritiamo, perché siamo un popolo, seppur di grande cuore, non ancora in grado di ragionare per il bene del nostro paese, ma per le nostre tasche e basta.
L'inciviltà parte da chi getta ANCORA OGGI gli oggetti dal finestrino delle automobili, i rifiuti per terra, chi non è in grado di fare la raccolta differenziata, fino a chi deruba migliaia di investitori e delapida anni e anni di risparmi della povera gente. E' vero che le due cose non sono della stessa gravità, ma è altrettanto grave il concetto che sta alla base di tutto ciò: non riusciamo a pensare alla res publica, a il bene del nostro prossimo, e purtroppo i politici rispecchiano l'elettore.
Dobbiamo prendere atto che siamo un popolo di Prodi, di Berlusconi, di Mastella e di chi più ne ha più ne metta.
Fin quando non nascerà un'indignazione attiva e fattiva da parte della gente, che però dovrà dimostrare CON I FATTI di aver cambiato mentalità, facciamo prima a tenerci i politici che abbiamo, tanto il nuovo profuma già di vecchio.